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La monarchia romana

Par   •  3 Février 2018  •  14 516 Mots (59 Pages)  •  357 Vues

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È vero che il pater familias poteva bene raffigurare il capo di un gruppo politico, munito di poteri sovrani, ma Bonfante non poteva riferirsi alla familia proprio iure per il carattere transitorio di tale organismo destinato a durare quanto la vita del suo capo. Anche per il Benfante un elemento essenziale di una struttura statuale era il suo carattere di stabilità nel tempo, per cui egli doveva individuare l'organismo politico in strutture più stabili, la gens o la famiglia agnatizia. Nel corso delle sue ricerche il Benfante ondeggerà fra queste due figure, nel tentativo di ricostruire la più antica forma di organizzazione statale precivica. Perché questo tentativo avesse successo, egli doveva immaginare che l'uno o l'altro di questi organismi fosse retto dalla figura autoritaria di un capo, modellata sull'immagine offerta dal pater della familia proprio iure. Poiché, in età storica, non sembra sia così, il Bonfante è costretto a immaginare un diverso regime per le età più antiche. Attribuendo il ruolo politico alla famiglia agnatizia (la sua originaria posizione), proponeva l'anteriorità della successione testamentaria rispetto a quella ab intestato; in tal modo il pater, alla sua morte, avrebbe designato un unico successore fra i suoi discendenti, che avrebbe assunto i poteri semi-sovrani su tutto il gruppo. Abbandonata in seguito tale ipotesi, egli ripiegò sull'idea che l'organismo sovrano, prima della civitas, andasse identificato direttamente con la gens. Di qui la necessità di immaginare la presenza di un princeps o pater gentis; tuttavia, sebbene in particolari frangenti emerga un capo del gruppo, assai più dubbio è se esso corrispondesse ad un ruolo organico e costante nel tempo. Inoltre, non si riesce a comprendere il collegamento fra la figura e i poteri del princeps gentis e quella del pater della familia proprio iure, che, nella logica del Bonfante, da quello dovrebbe esser derivata, almeno per quanto concerne la determinazione dei suoi poteri. E questo è uno dei punti più incerti di tutta la ricostruzione bonfantiana.

Sebbene il successo dello schema bonfantiano fosse ampio e destinato ad imporsi, non sono mancate posizioni diverse, tra cui quella del tedesco Meyer, che Meyer tendeva a identificare l'organismo sovrano con il più ampio stato-stirpe. La minore unità cittadina si sarebbe quindi affermata solo a seguito della disgregazione della più vasta unità etnica, a sua volta dissolvendo il primitivo sistema di villaggi in cui essa si era distribuita. Di qui anche la tendenza a completare questo capovolgimento di prospettiva immaginando che il gruppo minore (la gens) derivasse e fosse successivo all'affermarsi della pòlis.

Comunque, queste teorie si basano sull’assunto che lo stato (cioè un organismo politico sovrano, dal quale tutte le altre strutture sociali derivano almeno la loro legittimazione) sia un fenomeno necessario e connaturato alla storia della società umana. Così è assunto come postulato indiscusso l'identificazione della società con lo stato, senza che mai, in questo contesto culturale ci si sia seriamente interrogati sulla possibile esistenza di società senza stato.

I pagi e le comunità proto-urbane - La vita sociale nel Lazio precivico sembra strutturarsi in un numero elevato di piccoli nuclei di popolazione, i pagi, composti talvolta di poche capanne e collegati a un'area territoriale molto ristretta.

L’unità dei vari pagi (al loro interno e fra più pagi) doveva fondarsi sulla presenza di di tradizioni culturali consolidate, ma anche interessi economici; di qui la presenza di leghe di villaggi intorno a qualche centro sacrale comune, ma che non hanno mai funzioni esclusivamente religiose. La celebrazione dei sacrifici in comune, come nel caso dei triginta populi Albenses che si riunivano in monte Albano, costituisce sia un momento importante nel sistema di comunicazioni e di scambio fra i diversi pagi che un aspetto più direttamente politico. In tal modo si realizza un collegamento fra i vari centri che rende possibile definire un sistema di difesa comune contro minacce esterne. Tuttavia non è detto che tali leghe sfociassero necessariamente in sistemi federativi e che quindi la formazione della città latina vada identificata nel processo di rafforzamento di tali vincoli e nella trasformazione dei centri federali nelle città-stato con il graduale assorbimento dei villaggi circostanti.

I villaggi laziali, ancora nell'VIII secolo composti di poche capanne, corrispondono al livello di una società tribale, dove gli stanziamenti umani sono caratterizzati da una notevole omogeneità di forme e dall'assenza di forti differenziazioni. Il vincolo che assicura la coesione di tali gruppi è più o meno direttamente fondato sui legami di sangue, sull'appartenenza o vera o presunta a stirpi e a genealogie comuni. Tuttavia non si deve identificare il pagus con una gens: del resto questa figura, come la conosciamo attraverso le definizioni a noi pervenute e risalenti al massimo alla tarda età repubblicana, probabilmente appartiene ad un'età successiva.

È assai probabile che, all'interno del pagus, il gruppo fosse organizzato in forme abbastanza semplici. Almeno sino all'VIII secolo, non dovevano essersi ancora verificate notevoli differenziazioni sociali e dovevano quindi prevalere situazioni relativamente paritarie. Infatti, la scoperta e l'esame di un numero relativamente elevato di tombe risalenti a tali periodi permette di stabilire che, sino alla seconda metà dell'VIII secolo, il tipo di arredi funerari che corredavano la sepoltura è omogeneo. Questa uniformità tende a scomparire nel periodo successivo, dove incontriamo differenze di arredamento sempre più pronunciate. È dunque in questo periodo che sembrano affermarsi reali divisioni sociali all'interno della comunità privata, con l'emergere sugli altri membri del villaggio di individui e poi di gruppi familiari economicamente più forti.

Il carattere sostanzialmente paritario che mostrano inizialmente i gruppi sociali nel Lazio, doveva sostanziarsi in una serie di ruoli stabiliti in base ad elementi oggettivi: il sesso, l'età, o, al massimo, qualità del tutto personali. Non si tratta quindi di società fortemente gerarchizzate e in cui la diseguale distribuzione della ricchezza (soprattutto della terra) tendesse ad accentuare le sproporzioni nei rapporti fra i diversi gruppi e individui, né di una struttura sociale organizzata secondo il modello del gruppo sottoposto alla autorità sovrana del pater familias, ma di forme primitive di democrazia, in cui il potere sovrano è detenuto dall'assemblea degli uomini in arme. Comunque, è possibile che un ruolo di indirizzo e di governo fosse

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