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Sintesi nozione Spazi e scambi

Par   •  12 Juin 2018  •  838 Mots (4 Pages)  •  348 Vues

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Ma il risveglio dal sogno è stato duro: le autorità italiane non erano assolutamente pronte a ricevere quel fiume di rifugiati. Solo la buona volontà dei cittadini di Brindisi e di Bari ha permesso di risolvere quell’emergenza umanitaria. Essendo figli e nipoti di emigrati, spesso partiti oltre oceano, sapevano cosa vuol dire trovarsi in esilio, anche se voluto. In seguito, molti albanesi sono diventati cittadini italiani e oggi lavorano nel campo dell’agricoltura, edilizia e industria: nel 2005 erano gli stranieri presenti in maggior numero in Italia con 295.000 persone ed ora sono circa 467.000, secondo gruppo dopo i rumeni (1 milione 151mila) e prima dei marocchini (468.000) e dei cinesi (271.000). In totale, gli stranieri sono l’8,2% della popolazione residente in Italia (contro 6,6% in Francia).

Però l’Italia di questo inizio secolo, è anche una terra di accoglienza per emigrati un po’ speciali, con competenze di alto livello, intraprendenti e che contribuiscono al benessere del paese. Anch’essi hanno spesso delle origini lontane; una, asiatica, che si distingue per l’alto numero di imprenditori, piccoli, medi e grossi, sono i cinesi. Il secondo testo parla di uno di loro, Xu Qiu Lin, chiamato comunemente Giulini in Italia.

E’ partito dalla Cina nell’89, a 24 anni, perché voleva costruire qualcosa di suo senza dipendere dalla sua famiglia. In effetti essa è ricca ma lui è l’ultimo dei quattro figli e non poteva sperare di brillare se restava. Allora, ha vissuto prima in Francia e poi in diverse città italiane ed alla fine si è stabilito a Prato. Lì, a soli 35 anni, ha fondato una ditta di pelletteria che è stata la prima gestita da un cinese ad entrare in Confidustria, l’equivalente italiano del Médef, e nella quale lavorano 25 dipendenti sia italiani che cinesi.

Questo è un esempio molto forte di integrazione in una città dove l’8,9% dei residenti sono cinesi (quasi la metà dei 18,2% di residenti stranieri) ma che lavorano quasi esclusivamente fra di loro, in attività dove sono cinesi sia i dirigenti che i lavoratori e, quest’ultimi, sono spesso dei clandestini sfruttati senza scrupoli dai loro connazionali più ricchi e arrivati precedentemente in Italia. Giulini è dunque un precursore, qualcuno che si impegna per sviluppare i legami (cioè gli scambi) fra due ambienti (due ‘spazi’ culturali) molto diversi: quello cinese delle sue origini e quello italiano del suo luogo di residenza e di lavoro. Inoltre, i suoi figli si integrano ancora di più frequentando la scuola e gli amici italiani.

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